Dell'insurrezione di Milano by Carlo Cattaneo

Dell'insurrezione di Milano by Carlo Cattaneo

autore:Carlo Cattaneo [Cattaneo, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-17T12:28:38+00:00


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Del buon volere delli studenti, che vollero andar tutti al campo, nessun profitto si ricavò. Il re pensava piuttosto a farli sudditi che a farli soldati. Scriveva il general De Perrone che “il ministro della guerra gli aveva palesato il desiderio manifestato dal re, d’ incorporare i due battaglioni delli studii in una divisione piemontese“(17).

Quando li allievi di teologia vollero arrolarsi colli altri studenti, e chiesero divisa militare, il governo rispose che per il momento le strettezze dell’erario non lo concedevano; onde si videro giovani volenterosi far l’esercizio sulla Piazza d’Armi, in veste talare e cappello tricorne. Infine il ministro, costretto dalla vergogna a far qualche cosa, fece acconciar loro i vecchi uniformi dei poliziotti austriaci. mutando solo le mostre gialle in rosse.

Non si fece mai provedimento alcuno di difesa nelle campagne e nei monti; non si prepararono leve in massa o altri ordinamenti di popolo. Il canonico Vimercati che con una compagnia di sacerdoti offrivasi d’andar predicando la guerra santa ai contadini, ebbe altiere ripulse; e non fu accettato, se non quando non era più tempo.

Anime basse e torbidi intelletti guastarono per tal modo il più generoso e spontaneo moto di popolo che si fosse visto in Europa dopo le crociate. Pur troppo non ebbimo a capitanarlo un Goffredo, nè un Cor-di-leone.

Di questa maniera il re, non amando li ausiliarii stranieri, nè i fratelli italiani, nè i soldati e volontarii nostri, insomma non volendo altro esercito che il suo, ridusse le forze d’una nazione di venticinque milioni e de’ suoi poderosi amici, alle milizie regolari d’un piccolo stato di cinque millioni. La guerra sua, non solo non era europea, ma non era italiana.

È a notarsi inoltre che il suo governo non aveva potuto in poche settimane tramutarsi d’assoluto a costituzionale. Le cose e le persone rimanevano quali le aveva fatte un’oppressione gesuitica di trentaquattro anni. La guardia nazionale non era armata, nè compiutamente e sinceramente stabilita; perlochè il re, nemmeno volendo, avrebbe potuto consegnare ai cittadini genovesi la custodia delle loro fortezze, i cui cannoni erano rivolti ancora contro la città. Gli fu dunque necessario lasciare indietro considerevol parte dell’esercito. Laonde non potè condur seco alla guerra nemmeno tutte le forze regolari del Piemonte. Di guerra italica, che doveva essere, non riescì tampoco guerra piemontese. E qui si vede uno dei modi pei quali la libertà cresce le forze dei popoli, e il governo assoluto le scema.

Le riserve, che gettate fin dapprincipio sul nemico cedente, lo avrebbero soprafatto; e che mandate ai passi del Tirolo e del Friuli, gli avrebbero intercetto o almen tardato ogni soccorso, mandate tardi, supplirono appena alle lacune fatte dalle ferite e dalle infermità. E

così aspettando l’arrivo delle riserve, il re rimase in brutta e dannosa inerzia a mirare la ruina di Vicenza(18).

Carlo Alberto, non potendo, per diffidenza o disistima che aveva de’ suoi generali, commetter loro l’esercito, e prendendo perciò egli stesso il comando, rese inoperoso il fiore anco dei soldati che aveva seco; poichè dovevano anzi tutto custodire la sua persona.

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